Il volume Gli antichi Ronchi di Brescia nasce dal desiderio di approfondire la storia delle colline che circondano la città, unito ad una motivazione personale legata alle origini dell’autore, Giovanni Carini, nativo dei Ronchi.
L’indagine documentale è stata arricchita dall’incontro con molti testimoni di una realtà ormai quasi scomparsa, che si sono resi disponibili a raccontare e a fornire documenti e immagini.
In particolare le fotografie provenienti dall’Archivio fotografico Negri hanno consentito di rievocare il paesaggio collinare dall’inizio del secolo scorso.
Le alture che si affacciano ad oriente della città di Brescia, denominate Ronchi, col passare del tempo hanno mutato il loro caratteristico aspetto rustico, con i pendii in gran parte coltivati, in quello attuale di zona residenziale con giardini ornamentali.
Questo cambiamento cominciò a profilarsi verso gli anni ’20 del Novecento, quando i colli erano prevalentemente abitati dai roncari, i contadini dediti alle colture del ronco, che “scendevano” ogni giorno al mercato cittadino, portando a spalla nelle gerle il loro pregiato raccolto.
In quell’epoca i proprietari dei terreni, i siori, risiedevano in città e si trasferivano solo periodicamente nelle abitazioni sui Ronchi, nelle stagioni più calde, spesso coincidenti con il periodo della caccia.
Dalla ricerca documentale si apprende che le prime avvisaglie di presenza dell’uomo sulle colline risale all’Epoca medievale, con attività di dissodamento dei poggi vicini alla città da parte di alcuni monasteri, ormai scomparsi, come S. Eusebio al quale si aggiunse dopo l’XI secolo un più ampio sfruttamento del territorio del Monte Denno, (denominazione dei pendii che culminano con l’attuale Monte Maddalena), quando il Signore di quelle terre selvagge, il Vescovo, ne concesse l’uso ad un gruppo di cittadini.
A due secoli più tardi si riferiscono le prime “descrizioni”dei ronchi e si individuano alcune località, come la val Tavareda, tuttora esistenti nelle denominazioni locali.
Dalla seconda metà del XVI secolo, dopo aver subito periodiche invasioni e distruzioni da parte di eserciti invasori, con un drammatico impatto nel 1512 in coincidenza con il tragico saccheggio della città da parte delle truppe francesi, l’area collinare appare estesamente coltivata e vi si contano circa 160 ronchi, con un centinaio di abitazioni. A quell’epoca la produzione agricola consisteva soprattutto in vino, frumento, legumi e olio con qualche particolare coltura, come quella del gelso per la bachicoltura e probabilmente quella dei limoni, che troverà qualche accenno nei giardini d’agrumi dell’Ottocento, mentre le tipiche colture orticole dei Ronchi, quali piselli, fagiolini, insalate e broccoli, si diffonderanno solo nei secoli successivi.
Fin dal Cinquecento si fa risalire una forma di caccia agli uccelli con le reti, in particolare tordi, nelle aree collinari di S. Gottardo e di Costalunga, che troverà ampia diffusione nei roccoli novecenteschi.
Le proprietà terriere, pur mantenendosi numericamente stabili, verranno dotate tra il XVII e il XVIII secolo di un elevato numero di case di villeggiatura, assumendo l’aspetto protrattosi fino al secolo scorso.
La ricerca in loco, ha fatto emergere alcune peculiarità decorative e strutturali riguardanti le abitazioni e i luoghi di culto, rivelando elementi architettonici e ornamentali risalenti al periodo gotico e a quello rinascimentale, attribuibili in parte all’edilizia religiosa delle comunità eremitiche, tra questi i padri fondatori della congregazione della Pace, ed in parte ad abitazioni private.
I Ronchi esaurirono la millenaria vocazione agricola con le continue e inarrestabili trasformazioni viarie e residenziali della prima metà del Novecento, perdendo le tradizioni legate alla comunità roncara, spinta ad “emigrare” verso la fine di quel secolo.
Prezzo: 39,00€
COD: 88-89108-22-3
Sottotitolo: Immagini di una storia industriale
Autore: Giovanni Carini
Anno Di Pubblicazione: 2011
Testi In Lingua: in italiano